Il 20 e 21 maggio 2023 al Piccolo Teatro della Città andrà in scena Immacolata Concezione, drammaturgia e regia di Joele Anastasi.
Immacolata Concezione è la storia di un microcosmo siciliano fatto di omertà, violenza e presunzione, ma anche di quell’autenticità tipica della carnalità isolana. I ruoli sociali si liquefanno tra le quattro pareti di una stanza, per poi solidificarsi ancora una volta, appena fuori da lì.
Sicilia, 1940. Concetta, ragazza silenziosa e innocente, viene barattata dal padre caduto in disgrazia con una capra gravida e affidata a Donna Anna, tenutaria del bordello del paese. Lei, estranea ai piaceri della carne e a qualunque “adulta” concezione della vita, non oppone nessuna resistenza. Del resto nessuno le ha mai spiegato cosa voglia dire fare l’amore, nonostante quella parola le piaccia già. Ben presto la fama “della nuova arrivata” raggiunge tutto il paese: ma nessuno sa di preciso quali piaceri regali agli uomini per farli impazzire così tanto. Malgrado tutti millantino di mirabolanti prestazioni, dentro la stanza del bordello, nessuno di loro l’ha mai toccata. Concetta è vergine. Ha il dono di “sentire” l’anima dei suoi clienti; rendendo possibile la loro fragilità nascosta. Dona loro quello che nessuno sa dargli. Concetta è sicura! Crede che questo significhi fare l’amore: fare la barba o giocare a un due tre stella o offrire il petto per le lacrime del “signorotto” del paese. Non capisce perché il mestiere di prostituta susciti tanto scalpore in paese.
Ma come è possibile raggiungere un angolo di paradiso senza pretenderlo tutto? Ogni uomo vuole Concetta tutta per sé, come fosse un oggetto di inestimabile valore. Solo la memoria e il martirio la renderanno indelebile. Così Concetta potrà diventare santa: quando non apparterrà più neanche a se stessa ma solo alla collettività; quando la sua purezza si eleverà a coscienza; quando la sua potenza, abbandonando il corpo, si imprimerà nella memoria; quando il ricordo di lei, affidato ai tempi che verranno, continuerà a generare amore. Solo allora verrà il tempo di Immacolata Concezione.
CALENDARIO SPETTACOLI
Sabato 20 maggio ore 21:00
Domenica 21 maggio ore 17:30
CREDITI
drammaturgia e regia Joele Anastasi
con Federica Carruba Toscano, Alessandro Lui, Enrico Sortino, Joele Anastasi, Ivano Picciallo
da un’idea di Federica Carruba Toscano
scene e costumi Giulio Villaggio
light designer Martin Palma
musica originale “scurannu agghiunnannu” Davide Paciolla
testo musica originale Federica Carruba Toscano
aiuto regia Nathalie Cariolle
collaborazione alla drammaturgia Federica Carruba Toscano
contributo drammaturgico Alessandro Lui
foto Dalila Romeo
video Giuseppe Cardaci
scenotecnica 2C Arte
opere di cartapesta Ilaria Sartini
organizzazione Nicole Calligaris
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Biglietti disponibili al botteghino del Teatro Brancati
Per info: 095530153 – 095531018 – 3345683715
Note di regia
Immacolata Concezione racconta la potenza e il culto dell’immagine che, arrivando a disumanizzare un corpo vivente per trasformarlo in feticcio, e? soggetto alla necessita? d’instaurare una relazione fondata sui desideri inespressi del proprio inconscio. Immacolata Concezione racconta quale terremoto possa generare l’incontro tra spiritualità e carnalità sul piano della collettività.
Gli anni ’40 rappresentano uno spartiacque essenziale nella storia dell’umanità. L’avvento della seconda guerra mondiale, con tutto quello che ha causato, ha rivelato come l’essere umano stesso sia stato brutalmente reificato e desacralizzato. Da quel momento storico la visione stessa dell’umanità, sia nelle relazioni tra gli uomini che nel rapporto con il potere, muterà profondamente e il concetto stesso di sacro cesserà di avere una corrispondenza nel piano del reale.
Immacolata Concezione, ambientato alla vigilia della guerra, racconta il punto di snodo di un sistema sociale in cui le relazioni vorrebbero ancora essere prodotte invece che brutalmente consumate. Sebbene raccontino un mondo in cui può esistere ancora futuro e speranza, contengono già il germe di quella deriva malata che troverà nel conflitto mondiale e nei regimi totalitari una possibilità d’espressione.