Dal 22 al 26 marzo andrà in scena al Teatro Brancati LA VITA E’ UN SOGNO di Pedro Calderon De La Barca.

Un capolavoro della cultura occidentale. Un dramma filosofico in tre atti che si interroga sul rapporto tra sogno e realtà. Un’opera in cui l’intera esistenza è sogno, caratterizzata quindi da illusorietà e fugacità del tempo. Un’avvincente trama che ha il fascino di una fiaba oscura. A dare nuova vita alle parole del grande drammaturgo spagnolo, sarà il regista Giuseppe Di Pasquale.

CALENDARIO REPLICHE
Martedì 21 marzo ore 21:00
Mercoledì 22 marzo ore 17:30
Giovedì 23 marzo ore 21:00
Venerdì 24 marzo ore 21:00
Sabato 25 marzo ore 17:30
Sabato 25 marzo ore 21:00
Domenica 26 marzo ore 17:30

CREDITI
di Pedro Calderon De La Barca
regia Giuseppe Dipasquale
con Mariano Rigillo
Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Angelo Tosto
Filippo Brazzaventre, Alessandro D’Ambrosi, Federica Gurrieri, Valerio Santi

Biglietti disponibili al botteghino del Teatro Brancati
Per info: 095530153 – 095531018 – 3345683715

NOTE DI REGIA
La vita è sogno, è una commedia morale. Bisogna partire dal senso che viene esplicitato con chiarezza nel testo: la vita è come un sogno! I significati di questa espressione si possono certo rintracciare all’interno di una concezione giudaico-cristiana della vita. Il nostro passaggio sulla terra è una sorta di illusoria incarnazione che ci richiama alla vita celeste cui siamo destinati con la nostra propria azione. Ma quello che va compreso è il senso, sofisticato e profondo, di questo assioma. Perché in che cosa e come la vita è un sogno.

La risposta credo risieda nella capacità dell’uomo di interpretare la realtà attraverso i sentimenti e le passioni, più che attraverso la ragione. Noi amiamo, odiamo, soffriamo per effetto di una costruzione tutta personale e illusoria della realtà. Ci facciamo un’idea del mondo in base alle nostre emozioni che ci fanno vedere le cose in un senso o nell’altro. Nell’atto in sé del vivere non esisterebbe razionalmente giudizio, ma se lo poniamo a contatto con il nostro bisogno di identificarci ecco che assume una sfumatura o un’altra che ci distingue, che ci fa vivi. Gli animali vivono la loro vita solo per vivere: un cane si affezione al padrone perché lo identifica con il cibo, altrimenti potrebbe sviluppare, come gli esseri umani, più affezioni. Ma così non è.

Questa linea del sentimento spiega in larga parte come in questa commedia i sentimenti siano di per sé finti: gli amori tra Rosaura e Astolfo, tra Sigismondo e Rosaura prima e Stella dopo, l’amore paterno di Basilio come quello filiale di Sigismondo. Tutta la commedia ci rivela come i personaggi si illudano di amare, odiare ecc. senza mai realmente trovarne la radice del sentimento. Calderon utilizza questo gioco nel suo fine morale, ma in fondo la commedia si presta a scandagliare il principio di identità dell’uomo anche a prescindere dall’azione morale.

Nel nostro spettacolo, dove il pubblico guarda i personaggi che guardano e parlano con il pubblico di oggi, il carcere di Sigismondo è il suo corpo, il sogno è la sua anima. Bisogna partire da questo assunto per leggere questa commedia morale. In scena tre porte, come l’accesso agli stadi dei tre corpi: fisico, intelligente, astrale. Da dietro le porte gli occhi e le figure dei personaggi che guardano Sigismondo. Il mondo di là che guarda il mondo di qua. Le pareti dello spazio interno, come un gran teatro del mondo, sono pareti che vivranno di un mondo visionario sia in termini di illusione dello spazio, sia in termini di astrazione visionaria.

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