La Pizia Pannychis XI ha sempre trovato insopportabile la credulità dei suoi contemporanei. Per vendicarsi di loro, e per divertirsi alle loro spalle, pronuncia gli oracoli più fantasiosi e improbabili che le passano per la testa…
Il celebre racconto La morte della Pizia di Friedrich Dürrenmatt ispira il radiodramma omonimo diretto da Nicola Alberto Orofino nell’ambito di sinESTEsie– EStensioni Teatrali, la trasmissione del progetto  Radio Teatro Città on Web, – iniziativa culturale multimediale  ideata da Orazio Torrisi e prodotta dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale, in collaborazione con l’Università di Catania. Un nuovo appuntamento con il radiodramma che chiude l’ampia sezione Novecento–grandi autori del ‘900 e che in queste settimane ha visto gli attori professionisti misurarsi con i grandi autori europei del secolo scorso – da Beckett a Schnitzler – in versione, appunto, radiodramma. A dar voce e corpo alle emozioni e all’ironia del testo dello scrittore svizzero saranno gli attori Miko Magistro, Filippo Brazzaventre, Egle Doria, Alice Ferlito, Santo Santonocito, Concita Vasquez mentre il professore Fernando Gioviale introdurrà con la sua lettura critica il testo e la scrittura di Dürrenmatt parlando di questo testo in cui la Pizia, ormai in fin di vita, deve fare i conti con gli spiriti di coloro, che le fanno visita nella sua umida grotta e raccontano la propria versione di quella tragedia – quella di Edipo cui lei per uno scherzo crudele vaticinò l’assassinio del suo stesso padre e l’incesto con la madre –  in un crescendo di dubbi, contraddizioni e mezze verità.

“Il gusto del racconto in Friedrich  Dürrenmatt – spiega Fernando Gioviale – è formidabile. D’altra parte il narrare breve o lungo non è solo una questione quantitativa, perché chi scrive racconti o novelle si misura da subito con una questione di economia della parole e con un’idea di circolarità sapendo già quando inizia a scrivere dove andrà a finire. In questo caso, in La morte della Pizia c’è un elemento molto caro alla scrittura tedesca, ovvero l’amore per la cultura classica rivisitata, però, in una chiave di spiazzamento modernizzante. In particolare, in questo racconto del 1976, troviamo un’interrogazione del mito della Pizia in una chiave apparentemente smitizzante e dissacrante che rintraccia il senso stesso della rivelazione, spiazzando il mito e rifondandolo con aspetti più innovativi”.

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