La signora Morli, una e due

Progetto Pirandello
di Luigi Pirandello
regia Riccardo Maria Tarci
scene Susanna Messina
costumi Sorelle Rinaldi
produzione Teatro della Città

Personaggi / Interpreti


Personaggi/Interpreti

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Lucia Armelli, sua moglie Anna Passanisi

Evelina Morli Maria Rita Sgarlato
Ferrante Morli, suo marito Filippo Brazzaventre
Lello Carpani, avvocato Carlo Ferreri
Aldo Morli, figlio di Evelina e Ferrante Daniele Bruno
Avvocato Giorgio Armelli, socio del Carpani Santo Santonocito
Lucia Armelli, sua moglie Anna Passanisi
Amelia Tuzzi, amica di Evelina Tiziana Bellassai
Ferdinando, cameriere Gianmarco Arcadipane

Un doppio affetto, per l’amante e per il marito, può albergare nella stessa persona, fino al punto di farla sentire due persone diverse? Questo aspetto della pirandelliana molteplicità dell’io è la “verità” della commedia La signora Morli, una e due che il drammaturgo agrigentino compose nel 1920 traendo ispirazione dalle sue novelle La morta e la viva (1909) e Stefano Giogli uno e due (1910). Il Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale mette in scena questo testo, in cui tutte le verità praticate oltre le regole sociali e le convenzioni umane creano profondi contrasti, affidandone la regia all’attore e regista Riccardo Maria Tarci.
Protagonista della messinscena è l’attrice Maria Rita Sgarlato nei panni di Evelina Morli. Ad affiancarla, un cast di bravissimi attori e attrici da sempre legati alle produzioni del Teatro della Città: Filippo Brazzaventre nel ruolo del marito Ferrante Morli, Carlo Ferreri nel ruolo dell’avvocato Lello Carpani, e poi ancora Daniele Bruno, Santo Santonocito, Anna Passanisi, Tiziana Bellassai e Gianmarco Arcadipane.

«Mettere in scena un testo di così grande importanza – spiega Federico Magnano San Lio – ha comportato per noi un forte confronto non solo con Pirandello ma anche con i grandi nomi del teatro italiano che in un secolo hanno interpretato Il giuoco delle parti. Abbiamo voluto proporre una versione cercando anche nell’allestimento scenografico non naturalistico di far emergere la grande forza del testo concentrandoci nella cura dell’interpretazione dei personaggi che ha richiesto un lavoro profondo. Grande responsabilità che, per i teatranti, ha il sapore di un privilegio».
La storia è, appunto, quella di un lucido costruttore di “parti”, Leone Gala, che risolve il suo fallimento coniugale nell’imperturbabile ozio della sua raffinata cucina. «La genialità di Pirandello – spiega il regista – sta proprio nel riuscire a sintetizzare nella scrittura teatrale l’intrigato mondo interiore dei personaggi, riuscendo a raccontare drammi esistenziali anche attraverso i modi e i tempi della commedia, se di commedia si può ancora parlare in questa circostanza, dove il genere teatrale è superato, ancora una volta, nella sua “forma” tradizionale per approdare ad una sintesi del comico/tragico/drammatico in cui l’abilità del drammaturgo si rivela in modo sublime».

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