Il giuoco delle parti
di Luigi Pirandello
Regia Federico Magnano San Lio
Produzione Teatro dell città
Scene e costumi Riccardo Perricone
Luci Simone Raimondo
Personaggi / Interpreti
Leone Gala | Miko Magistro |
La moglie Silia | Carmen Panarello |
Guido Venanzi | Massimo Leggio |
Dottor Spiga | Alessandro Sparacino |
Filippo | Giovanni Carta |
Barelli | Fabio Costanzo |
Marchesino Miglioriti | Paolo Guagenti |
1° Signore ubriaco | Vincenzo Ricca |
2° Signore ubriaco | Alessandro Chiaramonte |
Clara, cameriera di Silia | Leandra Gurrieri |
Rappresentata per la prima volta il 6 dicembre 1918 al Teatro Quirino di Roma, Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello è una tra le opere esegetiche della poetica pirandelliana dove il tema della maschera e dei ruoli imposti dalla vita sociale trova la sua massima espressione. In occasione del centenario del dramma, il Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale produce il noto titolo affidandone la regia al regista catanese Federico Magnano San Lio.
Protagonista della messinscena è l’attore Miko Magistro che interpreta il ruolo di Leone Gala, filosofo con la passione della cucina che lascia che la moglie Silia (Carmen Panarello) conduca liberamente una relazione con l’amante Guido Venanzi (Massimo Leggio). Ad affiancarli, un cast di bravissimi attori composto da Giovanni Carta, Fabio Costanzo, Alessandro Sparacino. E poi ancora, Alessandro Chiaramonte, Paolo Guagenti, Leandra Gurrieri, Vincenzo Ricca.
«Mettere in scena un testo di così grande importanza – spiega Federico Magnano San Lio – ha comportato per noi un forte confronto non solo con Pirandello ma anche con i grandi nomi del teatro italiano che in un secolo hanno interpretato Il giuoco delle parti. Abbiamo voluto proporre una versione cercando anche nell’allestimento scenografico non naturalistico di far emergere la grande forza del testo concentrandoci nella cura dell’interpretazione dei personaggi che ha richiesto un lavoro profondo. Grande responsabilità che, per i teatranti, ha il sapore di un privilegio».
La storia è, appunto, quella di un lucido costruttore di “parti”, Leone Gala, che risolve il suo fallimento coniugale nell’imperturbabile ozio della sua raffinata cucina. «La genialità di Pirandello – spiega il regista – sta proprio nel riuscire a sintetizzare nella scrittura teatrale l’intrigato mondo interiore dei personaggi, riuscendo a raccontare drammi esistenziali anche attraverso i modi e i tempi della commedia, se di commedia si può ancora parlare in questa circostanza, dove il genere teatrale è superato, ancora una volta, nella sua “forma” tradizionale per approdare ad una sintesi del comico/tragico/drammatico in cui l’abilità del drammaturgo si rivela in modo sublime».